Per un contratto perfetto ci stiamo attrezzando.
E’ necessario partire da un concetto abbastanza ovvio per poter descrivere l’iter che ha visto nella giornata di ieri la sottoscrizione del rinnovo economico per il triennio 2022/2024.
Ci sarà sempre un contratto di lavoro che sarà migliore di un altro rispetto a determinati parametri, c’è quello che ha un maggior recupero del potere d’acquisto, un altro che sarà allineato rispetto ai cicli contrattuali, altri che prevedono maggiori benefit annoverabili nella dimensione del welfare aziendale a scapito di un consolidamento della massa salariale, per non parlare degli elementi normativi che differenziano i vari comparti nel nostro Paese, e che pongono questo o quel testo contrattuale, chi più chi meno, in linea con i progressi sociali e i mutamenti delle esigenze dei lavoratori.
Il comparto delle Casse di Previdenza, negli anni precedenti agli ultimi due rinnovi, veniva da una lunga, troppo lunga, pausa dei rinnovi contrattuali, l’ultimo effettivo rinnovo fu sottoscritto il 23 dicembre 2010, un rinnovo che anticipò il blocco (poi dichiarato incostituzionale) della contrattazione, e che vide al 1/12/2010 un incremento complessivo del 2% dei tabellari –1.4 +0.6-.
La Corte Costituzionale, nella seduta del 24 giugno 2015, sancì “l’illegittimità costituzionale del regime del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico” e di riflesso anche di parte del privato, affermando che il blocco dei contratti del pubblico impiego – operato sul periodo 2010/2015 dai Governi Berlusconi, Monti e Letta – fu incostituzionale, pur non riconoscendone gli effetti retroattivi che impedirono il recupero delle somme pregresse.
La contrattazione nel Pubblico Impiego riguarda circa 2,6 milioni di dipendenti ed è imprescindibilmente legata agli stanziamenti decisi in sede di discussione della Legge di bilancio.
Ad oggi con il rinnovo del triennio 19/21 si è stabilita l’erogazione del 95% delle competenze economiche già previste dalle leggi di bilancio degli anni 2019-2020 e 2021 per la generalità dei lavoratori del pubblico impiego, con un incremento del 3,78% della massa salariale.
Con le sottoscrizioni del 2020, normativa ed economica, e con quella di ieri, solo economica, i dipendenti delle Casse vedranno a gennaio 2024 una rivalutazione dei propri tabellari pari al 15,3% (6,3%+9%). Ciascuno faccia le proprie considerazioni.
Ciò che va sottolineato è che la CISL FP, assieme alle altre compagini sindacali, dopo anni caratterizzati da un’azione sindacale poco incisiva, ha messo in campo il massimo delle energie per recuperare il terreno perso. Oggi abbiamo un Contratto allineato con i cicli contrattuali (2022/2024), che ha recuperato gran parte delle masse salariali perse in virtù di dissennate decisioni di governi di ogni colore. Già con il rinnovo precedente abbiamo messo in campo proposte di ammodernamento degli istituti normativi ormai più che datati con un’analisi che permetta ai lavoratori delle Casse di percepirsi davvero come quell’avanguardia che spesso leggiamo essere giustamente promossa dagli amministratori delle Casse.
Il lavoro per un nuovo testo, un Contratto ancora più rispondente all’evoluzione dei processi lavorativi ed alle nuove professionalità, è già iniziato, e come CISL FP saremo in prima fila nella Commissione Paritetica per aggiornare il testo normativo, per poi proporre con il prossimo CCNL quelle modifiche normative necessarie come ad esempio: più smart working, più strumenti di bilanciamento tra vita e lavoro che disinneschino dinamiche da burn out, sperimentazione della settimana lavorativa di quattro giorni, maggiore partecipazione dei dipendenti nelle scelte organizzative al fine di migliorare le condizioni di lavoro a tutto vantaggio degli assistiti.
Noi ci saremo. Come sempre.
Coordinatore Nazionale Adepp
Andrea Ladogana