Se non fosse stata sufficiente la pandemia da covid19, tuttora in corso come dimostra l’andamento dei contagi, a rendere estremamente difficile, complesso e faticoso questo periodo storico, nelle ultime settimane il precipitare degli eventi nel conflitto russo-ucraino ha plasticamente dimostrato che quello che diamo per scontato, non lo sia affatto. Dall’inizio della pandemia sono passati appena due anni (il 9 marzo 2020 il governo Conte proclamava il lockdown), ma sembrano passati decenni.
Da circa due settimane l’offensiva messa in atto dalla Russia con l’aggressione operata ai danni del popolo Ucraino, ha sgretolato una certezza che sembrava incrollabile: l’impossibilità che le generazioni europee nate dopo la fine della II guerra mondiale, si dovessero confrontare con una realtà che, a onor del vero, in molte altre parti del Mondo spesso si manifesta e si è manifestata, Afganistan, Siria, Medio Oriente, solo per ricordare i principali conflitti, senza contare le innumerevoli guerre che straziano il continente Africano. Pensavamo, non con poca preoccupazione, che il nostro continente, l’Europa, dovesse proteggersi solo dalla minaccia terroristica rappresentata dall’integralismo religioso come hanno dimostrato, negli anni successivi all’Undici Settembre, gli attentati in Spagna, in Francia, in Germania.
La guerra in Europa, così come si sta presentando nei telegiornali, sui social, alle porte delle nostre case era qualcosa che, nonostante il precedente jugoslavo di trent’anni fa, sembrava essere una cosa che era stata relegata solo alla dimensione storica, del passato. Qualcosa da studiare nelle nostre scuole e non con cui avere a che fare ogni giorno, ogni ora, grazie alla compulsività che i mezzi di comunicazione hanno sviluppato negli ultimi anni. La nostra quotidianità solo negli ultimi due anni è stata profondamente messa in discussione da un microrganismo appartenente alla specie dei virus. E improvvisamente le nostre economie, le nostre abitudini, le nostre sicurezze si sono dimostrate molto meno solide di come le avevamo sempre concepite.
Nella giornata di oggi, d’intesa con le altre Organizzazioni Sindacali, abbiamo scritto al Presidente dell’Adepp, Alberto Oliveti, per dimostrare con una piccola iniziativa che le lavoratrici e i lavoratori delle Casse Previdenziali non sono estranei alla realtà complessa e complessiva che li circonda.
Abbiamo ritenuto opportuno, doveroso, che chi sta bene, chi è “protetto”, tenda una mano a chi oggi, in queste ore, sta perdendo tutto.
Abbiamo pensato che un’ora di lavoro fosse il minimo che potessimo devolvere ai profughi ucraini, e abbiamo pensato che l’Unicef, Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, fosse la migliore delle Organizzazioni a cui destinare la raccolta fondi che metteremo in atto nei prossimi giorni.
Perché se la guerra è la più oscena delle realtà che gli esseri umani sono in grado di mettere in atto sui loro simili, quando questa entra, violentandola, nella vita dei bambini il crimine e l’oscenità sono ancora più ignobili.
Andrea Ladogana